(segue al post precedente) 

(2) Ha davvero senso stirare la nostra personalità senza sosta per porla sempre e comunque al di là dei nostri limiti, con il reale rischio di strapparla? Ha senso passare una vita a vestire i panni stretti di una versione di noi stessi che “sulla carta” (o nei nostri sogni) funziona alla perfezione, ma che all’interno della quotidianità non ci rappresenta? Ha senso sforzarci così tanto e provare incessantemente ad essere quello che vorremmo, fino a dimenticarci chi siamo per davvero? Perché poi il rischio reale è questo: investiamo ogni energia nel nostro processo del “wanna be”, creiamo travestimenti, troviamo escamotage, inventiamo storie incredibili.. ci dedichiamo cosi tanto tempo e spazio che alla fine sotto tutto quel fumo non ci ricordiamo neppure se esiste un arrosto. Ha davvero senso concentrare la nostra vita sull’ideale di noi stessi che ci siamo creati, spingendoci sempre al di là dei nostri “dovrei” dimenticandoci del tutto dei nostri “vorrei”? Ha davvero senso proiettare tutti i nostri pensieri su una versione del nostro Io che non esiste se non all’interno dei nostri monologhi davanti allo specchio, o forse avrebbe più senso chiederci perché mai abbiamo questa prepotente necessità di essere cosi diversi da come siamo? Per quale motivo troviamo sempre qualcosa di noi che deve essere per forza cambiato? A chi vogliamo piacere? Da chi vogliamo essere a tutti i costi accettati? E per rispondere a queste domande dobbiamo per forza uscire da quella comfort zone, ma almeno lo facciamo per un valido motivo, e non per inseguire ideali e standard filtrati e sta filtrati che abbiamo visto chissà dove e che alla fine, se siamo sinceri per davvero, manco ci piacciono.. ma pare (.. PARE) piacciano a tutti gli altri.
(1) In una società in cui la “comfort zone” è ampiamente additata come il peggior uomo nero mai giunto sul Pianeta Terra, ciò che sto per dire (e che penso, perché penso troppo) apparirà senz’altro come un delirio controcorrente. Partiamo però da un incipit a cui tengo molto: credo profondamente, fortemente, ineluttabilmente che varcare i confini della propria comfort zone sia imprescindibile per chiunque senta la necessità di intraprendere un processo trasformativo all’interno della propria vita, per chiunque senta la necessità di scavare più a fondo, di conoscersi, di evolvere. Credo che percorrere le stesse strade non porti in nessun momento e in nessun modo ad aprire porte nuove, che vivere in loop all’interno delle stesse azioni e degli stessi atteggiamenti non ci sveli mai quanto ampio e articolato possa essere il nostro potenziale. Credo che uscire dalla comfort zone faccia paura e anche tanto male, ma che sia importante. E credo che le scorciatoie siano sempre dei vicoli ciechi. Ma credo anche che esista una linea sottile, ma reale, tra l’accesso all’uncomfortable come opportunità di evoluzione e l’ostinazione a vivere una vita intera fuori dalla comfort zone perché qualcuno ha deciso che è più esilarante. (Segue nel post successivo)
Mentre cerco in qualsiasi modo di distrarmi dall’idea di investire l’ultimo buono Ryanair che mi è stato regalato nel 134esimo volo per Marrakesh, ho pensato di fare un piccolo elenco dei motivi per cui ogni volta che qualcuno mi chiede dove vorrei essere, gira e rigira, casco sempre qui. Quindi, ecco tutto ciò che a me fa impazzire, magari può essere utile! 🤍🫶🏻

MARRAKESH - WHERE TO STAY 🧘🏻‍♀️

- @riadlepelerin 
- @riadsamsara 
- @riad_dar_k 
- @riadjardinsecret 
- @riad_up 
- @bemarrakech 

MARRAKESH - WHERE TO EAT 🥘

- @cafedesepices 
- @nomadmarrakech 
- @lejardinmarrakech 
- @restaurant_limoni 
- @la_famille_marrakech 
- @elfennmarrakech 
- @dardar_marrakech 

MARRAKESH - WHERE TO GET LOST 📿

- i souks, in lungo e in largo, senza una logica perché il bello sta proprio lì!
- Jamaa el fna, dall’alba al tramonto
- Jardin Majorelle
- Medersa Ben Youssef, l’ex scuola coranica in cui passerei giornate intere
- Bahia Palace
- Maison de la photographie
(segue al post precedente) 

Ho passato così tanti anni a cercare l’approvazione del mondo fuori che credo di aver perso il conto. E la verità è che l’ho sempre ampiamente trovata. E più ne trovavo, meno ci credevo. E meno ci credevo, più la cercavo. Se solo l’avessi capito prima che tutte quelle rassicurazioni, tutte quelle conferme, tutti quei “Sei perfetta così come sei” io avevo bisogno di sentirli da dentro, che da fuori il mondo poteva urlarmelo a squarciagola ma per me non sarebbe mai stato abbastanza. Se solo l’avessi capito prima che la stessa infallibile capacità che hanno i nostri occhi di vedere tanto bene fuori quanto dentro, ce l’ha anche la nostra voce. Se l’avessi capito prima avrei compreso perché c’è un’altra parte del Mondo che investe così tanto tempo nell’instaurare una comunicazione trasparente e costante con l’interno. Che crede così tanto nel potere della mente da lasciagli uno spazio senza confini. Che ha capito che non esiste nessun altro al di fuori di noi che può e potrà mai capire cosa ci passa per la testa. Che se vogliamo capire per davvero cosa accade dentro di noi, in quella testa ci dobbiamo entrare. Ed è la cosa più difficile (e mi sento di aggiungere dolorosa) in cui possiamo imbatterci. Ma non ci si scappa: noi creiamo, noi distruggiamo. Noi inventiamo, noi realizziamo. E’ vero: è tutto nella nostra testa, non lo vediamo, non lo tocchiamo, non lo misuriamo.. ma lo viviamo a cuore aperto, ed è un potere sovrumano. E se ci concediamo il tempo di leggere il foglietto illustrativo, il “dentro la nostra testa” è seriamente un posto incredibile. Forse il più incredibile in assoluto.
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